Il cross-linking corneale è un intervento oculistico indicato nella terapia e nella gestione del cheratocono. L’operazione ha lo scopo di rinforzare la cornea che, nell’evoluzione della malattia, si assottiglia e si indebolisce provocando astigmatismo irregolare, miopia e problemi generali di visione.
La finalità del cross-linking corneale è quindi stabilizzare temporaneamente la progressione del cheratocono. Riducendo la curvatura dei diametri corneali, l’operazione riduce anche l’entità dell’astigmatismo portando a un miglioramento soggettivo del visus.
In questo articolo vediamo meglio quando è indicato intervenire con il cross-linking corneale e come funziona l’operazione. Inoltre, spieghiamo la differenza tra i due tipi principali di intervento: il cross-linking tradizionale e il cross-linking intraepiteliale o transepiteliale.
Quando fare l’intervento di cross-linking corneale?
Il cross-linking corneale è indicato nei primi due o tre stadi del cheratocono. Per poter procedere con questo intervento, è però necessario che la cornea sia trasparente e non presenti alterazioni patologiche.
Il cross-linking è stato il primo trattamento sviluppato per migliorare lo stato dei pazienti affetti da cheratocono. A seconda dello stadio della malattia e dello stato generale dell’occhio, nelle cornee più sottili può essere abbinato ad altri trattamenti come l’impianto INTACS di anelli intrastromali.
Nessuna di queste operazioni è da intendersi come una risoluzione definitiva del cheratocono. Tuttavia, portano entrambe a una stabilizzazione importante della malattia migliorando la qualità della visione ed evitando il suo progressivo peggioramento.
Cross-linking corneale: come funziona
Il successo del cross-linking è dato dalla combinazione di un raggio laser a UV focalizzato sulla cornea e il Ricrolin, una sostanza usata per imbibire la cornea stessa. Nello specifico, il Ricrolin è una soluzione di destrano e Vitamina B2 (riboflavina).
Nei pazienti con cheratocono, i componenti dello spessore della cornea (stroma corneale) sono tenuti insieme da legami molto deboli. La combinazione di laser e Ricrolin crea invece dei legami crociati (detti “cross-linking”) atti a rinforzarli. L’obiettivo dell’intervento è creare una catena di reazione che incentivi la produzione di nuovo collagene, più robusto e funzionale della cornea malata.
Il cross-linking corneale viene praticato in ambiente sterile, quindi in sala operatoria. Ad oggi, è possibile svolgere due tipologie di intervento: il cross-linking tradizionale e il cross-linking intraepiteliale. Vediamo ora le principali caratteristiche e differenze di queste due operazioni a carico della cornea.
Intervento di cross-linking tradizionale
Il cross-linking tradizionale per trattare il cheratocono prevede un intervento di disepitelizzazione corneale, ovvero la rimozione dello strato superficiale della cornea.
Prima di tutto somministriamo un’anestesia topica per far sì che il paziente non abbia dolore durante l’operazione. Una volta anestetizzato l’occhio, procediamo con la fase di rimozione della parte superficiale della cornea. Dopodiché, la cornea viene imbibita con “Ricrolin A” per circa 25 minuti.
Segue poi il trattamento laser ad UV, composto da 6 fasi di 5 minuti l’una, in cui la cornea viene irradiata e imbibita di “Ricrolin A”. L’intervento dura quindi in tutto circa 55 minuti.
Al termine dell’operazione di cross-linking corneale tradizionale, laviamo l’occhio con una soluzione salina bilanciata (BSS) e lo medichiamo con Collirio Antibiotico, Collirio Antinfiammatorio e Collirio Cicloplegico. Infine, applichiamo una lente a contatto protettiva da rimuovere nei controlli successivi, dopo un paio di giorni, quando la cornea si sarà fisiologicamente riepitelizzata.
Dopo il cross-linking tradizionale per cheratocono, il decorso nelle prime 48 ore può essere doloroso. Ricordiamo che l’intensità del dolore dipende comunque anche dalla soglia individuale.
Intervento di cross-linking intraepiteliale
Il cross-linking intraepiteliale (o epi on) per trattare il cheratocono è una variante del cross-linking tradizionale e, in alcuni casi, deve essere preferita. Di solito, si sceglie l’intervento intraepiteliale in caso di spessore corneale ridotto sotto i 430 micron e in tutte quelle circostanze in cui non è opportuno rimuovere lo strato corneale superficiale.
Anche l’operazione di cross-linking intraepiteliale prevede la somministrazione di anestesia topica. A questa seguono l’instillazione corneale con “Ricrolin TE” (15 minuti) e l’imbibizione corneale con “Ricrolin TE” (15 minuti). Dopodiché, eseguiamo il trattamento laser ad UV, sempre composto da 6 fasi da 5 minuti l’una, in cui la cornea viene irradiata e imbibita di “Ricrolin TE”. L’intervento dura in tutto 60 minuti.
Al termine dell’operazione, l’occhio viene lavato con una soluzione salina bilanciata (BSS) e medicato con Collirio Antibiotico, Collirio Antinfiammatorio e Collirio Cicloplegico. Se l’epitelio della cornea si rivela instabile, applichiamo una lente a contatto protettiva da rimuovere nel corso dei controlli successivi.
Nelle prime 48 ore, il decorso dell’intervento intraepiteliale per trattare il cheratocono sarà meno doloroso del cross-linking tradizionale.
Cosa fare dopo l’operazione per cheratocono
Dopo l’operazione di cross-linking per cheratocono, il paziente deve attenersi ad alcune precauzioni per alcuni giorni, tra cui:
- Portare occhiali con lenti scure
- Evitare le fonti di luce intense
- Assumere un antidolorifico per bocca
- Instillare una terapia in colliri che si protrarrà per le settimane successive come da prescrizione dell’oculista
Queste buone prassi aiuteranno il decorso in caso di cross-linking sia tradizionale, sia intraepiteliale.