La chirurgia è l’unico trattamento efficace per le persone con cataratta, e può essere eseguita con intervento laser. La cataratta è una delle condizioni più comuni che colpiscono gli anziani: verso gli 80 anni, viene diagnosticata almeno una cataratta a più della metà degli italiani.
La cataratta è provocata dall’opacizzazione del cristallino, una lente naturale che si trova all’interno dell’occhio. Il cristallino ci permette di mettere a fuoco le immagini, infatti potresti avere una cataratta se:
- La tua vista diventa offuscata
- Percepisci i colori più sbiaditi o ingialliti
- Sperimenti una visione doppia
- Diventi più sensibile alla luce
- Senti di avere una scarsa visione notturna (per esempio hai bisogno di una luce più brillante per leggere comodamente)
L’invecchiamento è la principale causa della cataratta. Alcune persone hanno un rischio maggiore di svilupparla, per esempio chi soffre di diabete, chi è stato sottoposto a radioterapia oppure a un intervento chirurgico agli occhi, in particolare alla retina. Far controllare la vista è il modo migliore per rilevare una cataratta quando inizia a formarsi.
Come si esegue l’intervento di cataratta
La chirurgia della cataratta è una procedura ambulatoriale minimamente invasiva. Durante la visita, lo specialista consiglia al paziente il miglior tipo di chirurgia oculare per le sue condizioni. Le opzioni chirurgiche dipendono da diversi fattori, tra cui le dimensioni della cataratta e il tipo di lente artificiale scelta.
Esistono diversi tipi di intervento della cataratta e tutti hanno lo stesso obiettivo: rimuovere il cristallino naturale opacizzato e sostituirlo con un cristallino artificiale, ovvero con una lente trasparente intraoculare, per ripristinare la chiarezza della vista.
Operare la cataratta prevede le seguenti fasi:
- Accesso corneale
- Rimozione della cataratta
- Posizionamento della lente intraoculare
- Chiusura e idrosutura dell’accesso corneale
Accesso corneale
Il chirurgo pratica un accesso di circa 1.8 millimetri sulla cornea, utilizzando strumenti chirurgici di precisione o laser femtosecondi. Questa incisione permette l’accesso al cristallino naturale opacizzato. Durante l’incisione corneale il chirurgo inietta il viscoelastico, una sostanza gelatinosa che ha lo scopo di proteggere la cornea durante l’operazione.
Rimozione della cataratta
Il secondo passo dell’operazione è la rimozione della cataratta, ovvero del cristallino naturale opacizzato. Esistono diverse tecniche per operare la cataratta: le più avanzate a oggi sono l’intervento laser e la facoemulsificazione, di cui parleremo più avanti.
Posizionamento delle lente intraoculare
Una volta rimosso il cristallino opacizzato, viene impiantata una lente intraoculare (IOL) artificiale. Le IOL possono essere monofocali, multifocali e/o toriche, a seconda delle esigenze del paziente. Oltre a risolvere la cataratta, possono correggere anche difetti refrattivi come la miopia, la presbiopia o l’astigmatismo.
Chiusura e idrosutura dell’incisione
Dopo l’inserimento della lente IOL nell’occhio, il chirurgo procede con l’aspirazione del viscoelastico iniettato all’inizio dell’intervento e chiude l’incisione. Di norma non c’è bisogno di una vera e propria sutura, grazie alla natura autoguarente della cornea, alla precisione dell’incisione e alle sue dimensioni molto ridotte.
Tecniche avanzate: Laser e Facoemulsificazione
Abbiamo accennato alle tecniche più avanzate per operare la cataratta. Ecco di seguito un approfondimento sull’operazione con il laser e sulla facoemulsificazione, con una breve panoramica dei loro vantaggi e differenze.
Trattamento Laser per Cataratta
L’intervento laser per cataratta prevede l’uso del laser femtosecondi. Il chirurgo lo utilizza per eseguire incisioni molto precise nella cornea e nel cristallino, rendendo l’intervento più sicuro e poco traumatico per le strutture dell’occhio. Grazie alla chirurgia laser, la cataratta viene frammentata in modo più efficiente rispetto alla tecnica tradizionale. Inoltre, il laser corregge l’astigmatismo se presente insieme alla cataratta.
Utilizzare il laser per rimuovere la cataratta è una scelta molto valida ed è indispensabile per i casi più complessi. Purtroppo non è però la soluzione ideale per tutti i pazienti. Per esempio, quando vi è una scarsa dilatazione della pupilla oppure ulteriori opacità della cornea, l’oculista può optare per una chirurgia differente.
Facoemulsificazione della Cataratta
La facoemulsificazione utilizza invece gli ultrasuoni per frammentare la cataratta, che viene poi aspirata fuori dall’occhio. Questo metodo è minimamente invasivo e permette un recupero più rapido rispetto alle tecniche tradizionali.
I facoemulsificatori moderni mantengono costante la pressione dell’occhio nel corso dell’intervento di cataratta. Per questo, possono giovare ai pazienti affetti sia da cataratta sia da glaucoma.
Anestesia durante l’intervento di Cataratta
Qualunque sia la tecnologia impiegata, l’intervento di cataratta prevede l’anestesia locale. Questa può variare a seconda delle preferenze del chirurgo e delle condizioni del paziente.
Anestesia Topica
L’anestesia topica è la più diffusa per operare la cataratta. Il chirurgo applica delle gocce oculari che intorpidiscono la superficie dell’occhio, provocando la scomparsa della percezione del dolore. L’occhio sottoposto a intervento della cataratta continua però a vedere e a muoversi.
Quando si tratta di ricorrere alla chirurgia della cataratta, l’anestesia topica è il metodo meno invasivo e permette un rapido recupero post-operatorio. Il paziente, infatti, è già in grado di vedere dopo l’intervento. L’unica precauzione è quella di indossare gli occhiali da sole all’uscita dalla sala, mentre l’unico svantaggio può essere il fastidio dato dalla luce durante l’operazione.
Anestesia PeriBulbare, RetroBulbare e Sottotenoniana
L’anestesia peribulbare prevede l’iniezione di un anestetico intorno all’occhio che blocca i nervi sensoriali e motori. Fornisce un’anestesia più profonda rispetto alla topica.
Con l’anestesia retrobulbare, l’anestetico viene invece iniettato dietro l’occhio, garantendo un’anestesia completa dell’area oculare. Questo metodo è utilizzato per interventi più complessi.
Infine, l’anestesia sottotenoniana prevede l’iniezione di un anestetico nel cosiddetto “spazio sottotenoniano”, ovvero una membrana che avvolge il bulbo oculare. Offre un buon controllo del dolore con meno rischi rispetto alla retrobulbare.
Con queste tipologie di anestesia, il paziente non percepisce dolore e non vede nulla durante l’operazione della cataratta. Inoltre, non può muovere l’occhio per diverse ore dopo l’intervento. A maggior protezione, dovrà poi indossare una benda protettiva per circa quattro ore.
Convalescenza e Rischi dell’Intervento di Cataratta
Il recupero dalla chirurgia della cataratta è generalmente rapido. I pazienti possono sperimentare una visione migliorata entro pochi giorni. Di solito è possibile riprendere le attività quotidiane entro una o due settimane dall’intervento.
Tuttavia, è importante seguire le istruzioni post-operatorie per evitare complicazioni. Sebbene l’operazione di rimozione della cataratta sia sicura, vi possono infatti essere dei rischi quali infiammazioni o infezioni.
Per minimizzare le complicazioni e accelerare la guarigione, nei primi giorni dopo l’intervento prescriviamo l’uso di colliri antibiotici e antinfiammatori. Inoltre, raccomandiamo di evitare attività che possano irritare o affaticare l’occhio. Ogni paziente riceve le informazioni più adatte al suo caso al prima di lasciare l’ambulatorio dopo l’intervento.
Cataratta e Miopia
I pazienti miopi che sviluppano la cataratta possono beneficiare dell’intervento non solo per migliorare la vista offuscata, ma anche per correggere la miopia attraverso l’uso di lenti intraoculari personalizzate.
La cataratta è infatti frequentemente collegata alla miopia. Quando con l’età la miopia peggiora, questo può essere un segnale di cataratta in fase di avanzamento. Inoltre, anche la miopia elevata può determinare una cataratta precoce.
Cataratta e Glaucoma
Cataratta e glaucoma sono due condizioni che possono coesistere, talvolta alimentandosi a vicenda. Da un lato, alcuni colliri per trattare il glaucoma possono accelerare il processo di formazione della cataratta. Dall’altro, alcune tipologie di cataratta possono fare insorgere un glaucoma a causa dell’aumento della pressione nell’occhio.
Nello specifico, sono soprattutto due i tipi di cataratta che possono causare un glaucoma con il passare del tempo: la cataratta con pseudoesfoliazione della capsula (PEX) e la cataratta ipermatura nelle persone con ipermetropia. La buona notizia è che cataratta e glaucoma possono essere curati insieme con un’operazione di cataratta. Operare la cataratta, infatti, aiuta a stabilizzare anche la pressione all’interno dell’occhio.
Nella PEX, la cataratta tende a perdere parti del suo strato più esterno. Queste vanno man mano a ostruire il trabecolato, ovvero un filtro interno dell’occhio. La conseguenza è un aumento della pressione oculare: uno dei fattori di rischio del glaucoma. In tal caso, operare la cataratta PEX in una fase precoce eviterà il rischio di sviluppare anche un glaucoma.
La cataratta ipermatura, se sviluppata in persone ipermetropi, può provocare un glaucoma ad angolo chiuso. Ciò è dovuto anche alla particolare conformazione dell’occhio ipermetrope, più piccolo della media. Anche in questo caso, la cataratta crea un’ostruzione aumentando repentinamente la pressione dell’occhio. Grazie all’inserimento del cristallino artificiale, si va a creare più spazio nell’occhio migliorando la dinamica dei liquidi al suo interno e, di conseguenza, la pressione.
Cataratta e Maculopatia
La maculopatia, o degenerazione maculare, colpisce soprattutto le persone in età avanzata, proprio come la cataratta. Per questo motivo, le due condizioni possono essere associate. Tuttavia, la presenza di degenerazione maculare può influenzare i risultati dell’intervento di cataratta, dunque occorre determinare il miglior piano di trattamento.
La maculopatia riduce la visione centrale e rende difficili azioni come leggere, guidare o riconoscere oggetti e persone. Il danno che produce non è reversibile: è difficile infatti riacquistare la vista persa a causa della degenerazione maculare. Il problema di cataratta invece è reversibile, e dopo l’operazione la vista migliora. Per questo, occorre prima stabilizzare la maculopatia e, in seguito, procedere con l’intervento alla cataratta.
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