Esame Campo Visivo Computerizzato: Analisi, Test e Risultati
Il dottor Severino è un chirurgo refrattivo e un artigiano dell’occhio con oltre 75mila interventi.

Esame campo visivo computerizzato: analisi, test e risultati

Il campo visivo (CV) è l’area visiva che ci permette di vedere lo spazio che ci circonda.

L’esame del campo visivo analizza la sensibilità della retina quando riceve degli stimoli luminosi. Questi stimoli possono variare per grandezza ed intensità.

Si tratta di un esame semplice da eseguire. Tuttavia, richiede una buona collaborazione da parte del paziente.

Come si svolge l’esame del campo visivo?

L’esame del campo visivo si esegue una volta per ciascun occhio. Il paziente deve appoggiare il mento e la fronte allo strumento, e tenere l’occhio fermo su una mira di fissazione. In genere, si tratta di una croce luminosa di colore verde. Quando il paziente vedrà spuntare una lucina bianca all’interno dello strumento, dovrà schiacciare un pulsante. Ѐ fondamentale non seguire mai con gli occhi gli spostamenti della lucina.

Le mire luminose si accenderanno in diversi punti della cupola. Potranno essere più o meno vicine alla mira di fissazione, in alto, in basso, a destra e a sinistra rispetto a questa. L’attendibilità dell’esame si basa sull’eventuale riscontro di alcuni valori, per esempio se:

  • Il paziente schiaccia il pulsante senza che gli venga presentato lo stimolo (falso positivo)
  • Il paziente dà risposte diverse su aree della retina testate più di una volta (falsi negativi)
  • Il paziente percepisce uno stimolo presentato in corrispondenza della macchia cieca (perdita di fissazione)

L’esame del campo visivo può essere svolto in due modalità: cinetica e statica.

Nella modalità cinetica, le mire luminose hanno un’intensità e una grandezza standard. Inoltre, si spostano lungo la cupola all’interno dello strumento. L’obiettivo è cercare il punto della retina in cui il paziente percepisce lo stimolo. Un esempio di questa modalità di esame è il campo visivo di Goldmann.

Nella modalità statica, la mira luminosa è fissa in un punto e aumenta progressivamente di intensità finché il paziente non la percepisce. Si tratta oggi della modalità di esame del campo visivo più diffusa, per esempio nel caso delle perimetrie computerizzate.

Con l’esame computerizzato del campo visivo si ottengono una serie di punti con diversi valori di sensibilità. Unendo tutti i punti di pari valore si ottiene un grafico costituito da cerchi concentrici detti “isoptere”. I programmi d’esame più utilizzati sono:

  • il 10° (per valutare la funzionalità della macula)
  • il 30° (per il glaucoma)
  • il 90° (per le alterazioni neurologiche).

A cosa serve l’esame del campo visivo?

Gli oculisti usano l’esame del campo visivo per valutare soprattutto il glaucoma, quando la macula presenta delle alterazioni. L’esame può essere svolto in associazione all’HRT, ovvero un test non invasivo che studia lo spessore delle fibre del nervo ottico per il glaucoma. L’esame del campo visivo può anche essere molto utile per studiare le alterazioni neurologiche della via visiva dal nervo ottico fino alla corteccia visiva (o corteccia occipitale).

Il test del campo visivo ci fornisce un grafico che riporta le eventuali alterazioni della sensibilità retinica. Questo è possibile registrando la presenza di macchie che compaiono nel campo visivo quando la retina perde sensibilità. Tali macchie prendono il nome di “scotomi. Se la retina ha perso solo in parte la sua funzionalità, troveremo degli “scotomi di soppressione relativi”. Se invece la retina ha perso del tutto la sua funzionalità, troveremo degli “scotomi di soppressione assoluti”.

La presenza e la disposizione degli scotomi hanno delle caratteristiche tipiche a seconda della patologia o del danno neuronale del paziente. Questo si può tradurre in un’emianopsia, cioè un deficit della vista che compromette metà campo visivo. A sua volta l’emianopsia può essere di diversi tipi. Può essere un’emianopsia omonima, se la perdita di campo visivo riguarda le due metà sinistra o destra di tutti e due gli occhi. Oppure un’emianopsia eteronima, se riguarda la perdita di campo visivo al centro o alla periferia.

Queste indicazioni permettono all’oculista di identificare il danno e seguirne l’evoluzione nel tempo per valutare se tende a peggiorare o migliorare.

Note tecniche sul campo visivo

Il campo visivo si estende per circa:

  • 50° superiormente
  • 60° nasalmente
  • 70° inferiormente
  • 90° temporalmente

Nel complesso, gli occhi hanno un campo visivo orizzontale di 180°, di cui solo i 120° centrali sono sovrapponibili e binoculari. I restanti 60° sono costituiti dai 30° temporali percepiti con un solo occhio.

Per spiegare meglio questo concetto, il campo visivo può essere rappresentato come un monte (da cui prende il nome di “monte di visione”). In cima al monte abbiamo la massima acuità visiva (fovea). Man mano che ci si sposta verso la base del monte, ossia alla periferia della retina, l’acuità visiva declina. La discesa è più rapida nell’area intorno al naso rispetto all’area verso le tempie. La macchia cieca, invece, è l’area in cui non c’è sensibilità retinica alla percezione luminosa. Questa corrisponde al disco ottico, ed è compresa tra i 10° e i 20° temporalmente rispetto alla fovea.

Il Dott. Severino

Il dr. Dario Severino è un chirurgo refrattivo con più di 25mila interventi con tecniche PRK e Lasik eseguiti e più di 50mila pazienti operati per diverse patologie oculistiche, è inoltre docente di neuroftalmologia all’Università di Pisa.

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