Le cause del cheratocono? Fino a pochi anni fa era ampiamente accettata come una malattia di origine sconosciuta. La ricerca però potrebbe aver trovato una soluzione a questo dilemma, così semplice da sembrare una provocazione: il cheratocono si sviluppa in presenza di sfregamento cronico degli occhi. È una teoria di cui si è parlato per la prima volta nel 2002, e che ha lasciato scettica la comunità scientifica. Ma dopo anni di studi, lo scetticismo è diminuito. Ma andiamo con ordine.
Cos’è il cheratocono?
Il cheratocono è una malattia progressiva non infiammatoria che
porta la cornea ad assottigliarsi e deformarsi. Con il tempo l’occhio diventa più sporgente, perché tutto lo strato oculare esterno si appuntisce a causa della
degenerazione delle fibre di collagene. I sintomi iniziali sono difetti refrattivi come un astigmatismo che non si riesce a correggere con lenti normali, e spesso anche miopia. Non causa dolore, a parte in rari casi quando si sviluppa rapidamente e lo sfiancamento della cornea porta anche alla sua perforazione. In caso di perforazione sarà necessario fare un trapianto di cornea, negli altri casi con il progredire della malattia, le lenti a contatto possono aiutare a contenere il problema, sia a livello refrattivo che per la protusione.
Può essere combattuto meglio se preso in tempo, soprattutto perché spesso colpisce i giovani fino ai trent’anni che si trovano a combattere con una malattia cronica. Ma
la diagnosi precoce aiuta sempre ad avere un vantaggio sulla malattia e a prevenire i danni.
Secondo l’ultimo studio sul tema, pubblicato nel 2016 dal Dottor Damien Gatinel,
lo sfregamento dell’occhio è conditio sine qua non per il cheratocono. La letteratura medica non deve quindi parlare più di “fattore di rischio”, ma di vera e propria causa diretta di questa sindrome. Lo sfregamento cronico e incessante causa la deformazione progressiva e il diradamento della cornea, i tratti distintivi della malattia.
Dall’ipotesi molecolare a quella meccanica
Lo sfregamento cronico degli occhi è innescato principalmente dall’atopia, dall’inquinamento dell’aria e dalla prolungata esposizione al computer. In contrasto con
l’ipotesi molecolare genetica, ambientale e di altri fattori sconosciuti, quella dello sfregamento dell’occhio è una causa meccanica all’apparizione del cheratocono. Altri fattori meccanici come la chirurgia refrattiva corneale o la compressione notturna prolungata della cornea possono accelerare la deformazione.
Il cheratocono quindi diventa una
malattia meccanica primaria: non può verificarsi, cioè, senza una ripetuta lesione. Lo sfregamento cronico degli occhi può causare la
perdita di resistenza biomeccanica da parte delle fibre di collagene che formano la cornea, con conseguente deformazione. Questo meccanismo spiegherebbe anche come mai si sviluppa di più in un occhio piuttosto che in un altro (è raro che un paziente si gratti entrambi gli occhi con lo stesso ritmo), e la natura focale del cheratocono.
Come si cura?
Non esiste una sola terapia, ma un insieme di medicazioni che viene utilizzato opportunamente per dare un risultato migliore possibile per il quadro di quel paziente specifico. Il cross linking corneale trans epiteliale mediante iontoferesi è una delle armi migliori che abbiamo a disposizione. In pratica è una terapia indolore che fa assorbire il farmaco all’interno dei tessuti oculari grazie a una
carica elettrica a basso voltaggio. La iontoferesi permette di attivare i tessuti che riescono a trasportare il farmaco in maniera “naturale” all’interno della cornea. Dopo questa fase, si passa agli ultravioletti in cui la cornea viene irradiata per 9 minuti.
L’obiettivo del cross linking è quello di creare una catena di reazione che incentivano la produzione di nuovo collagene, più robusto e funzionale della cornea malata.]]>